martedì 20 gennaio 2009

PIRATA SARA' LEI

Ci piace pensare che non sia una coincidenza. Il giorno esatto dell'uscita di scena del peggior presidente degli Stati Uniti della storia, le major discografiche hanno finalmente alzato bandiera bianca nella guerra alla pirateria. Si sono semplicemente resi conto che i processi costano loro più di quanto rendano, e hanno ritirato tutte le denunce. Inoltre, hanno forse capito che le maree travolgenti si cavalcano, perchè se invece tenti di affrontarle di petto ti travolgono. Con almeno 10 anni di ritardo, ma l'hanno capito.
Negli anni 70, le neonate radio libere mandavano in onda in programmi autogestiti la musica che ogni dj riteneva di qualità o rispondente al suo programma, spesso mandando in onda per intero e senza parlarci sopra il nuovo album di tale artista. Negli anni 80, i CD soppiantarono pian piano i vinili, dando il via alla possibilità di digitalizzare la musica. Ma nessun formato di compattazione venne fuori finchè i cd si potevano liberamente noleggiare e masterizzare per uso proprio. Quando la cosa si vietò, apparvero gli mp3 e Napster. Da anni è l'era di E-Mule e dei file Torrent, con sequestri di server e riapertura di altri in altri Paesi, cause civili ai singoli pirati e tentativi di approvare normative liberticide. Ora, è un caso che in questo processo la vendita della musica è continuata a calare? Oggi vendono dischi solo i famosissimi, negli anni 90 il noleggio libero aveva permesso di farsi conoscere a una sfilza di band e solisti di vari generi, ultima infornata di novità non sanremesi oggi in scena, nei 70/80 si vendevano moltissimi vinili, e si sono affermati quasi tutti quegli artisti che oggi sono gli unici a continuare a vendere.
No, non è un caso. Già da anni gli artisti più avveduti (come la Bandabardò) sanno che se vogliono campare con questo mestiere devono soprattutto fare tanti concerti, e che se vogliono farli e che siano pieni di pubblico pagante devono farsi conoscere, consentendo anzi auspicando che la loro musica sia scaricata gratuitamente o quasi (si sta studiando il sistema di girare ai discografici una piccola quota degli abbonamenti ad Internet). Se vuoi guadagnare devi lavorare, sudare, anche se il tuo lavoro è superpagato deve esserlo in proporzione a quanto ti spendi. Il diritto d'autore, insomma, è spazzatura della storia, e d'altronde Beethoven Bach e Mozart non ne hanno mai percepiti.
E il ritorno all'economia reale e all'etica del lavoro, di cui tanto è pieno il mirabile discorso del neopresidente americano, bene si sposa con questa notizia, anche se forse è davvero solo una coincidenza.
Sicuramente invece non lo è, come mirabilmente racconta qui Carlo Bertani, che il vergognoso attacco a Gaza sia cominciato pochi giorni prima e finito il giorno stesso dell'insediamento di Obama. Ciliegina sulla torta di un'epoca che speriamo sia definitivamente sepolta. Molti diffidano delle promesse del primo presidente nero, bollando la sua elezione come un'operazione di marketing e/o l'ultimo tentativo di un sistema non emendabile di salvare se stesso. Ma se anche riesce ad attuare il 10% di ciò che promette, Barack il figlio di immigrato si sarà meritato un posticino sul monte Rushmore.

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