martedì 27 luglio 2010

QUESTO NON E' UN BLOG

Come volevasi dimostrare, la baraonda intorno alla cosiddetta Legge Bavaglio era frutto di una tecnica berlusconiana consolidata: chiedere cento per ottenere venti quando ti serve dieci così ti puoi pure lamentare anche se hai avuto il doppio di quanto ti serviva, utilizzando appieno tutte le "armi di distrazione di massa" a disposizione compresa la richiesta stessa. Io stesso ho aderito all'ultimo sciopero dell'informazione con qualche perplessità, poi aumentate quando ho visto gli stessi TG berlusconiani (RAI e Mediaset) in astensione.
Mettiamola in piano così capisco meglio, penso. Il ddl intercettazioni, significativo altro modo di citare la stessa normativa in discussione, prevede una serie di disposizioni per rendere difficile fino ad impedire l'utilizzo di questo prezioso strumento di indagine da parte dei magistrati, più una serie di disposizioni per rendere impossibile la pubblicazione dei testi dei dialoghi sugli organi di stampa, più un'altra serie più piccola e nascosta - che ricalca altri decreti proposti in passato, anche dal centrosinistra, ma mai fortunatamente approvati - che di fatto azzera la libertà di espressione dei cittadini attraverso Internet. Ma quasi tutti i giornali e tutta l'informazione televisiva orientano la loro protesta esclusivamente contro le norme che puniscono i giornalisti e gli editori. Nel frattempo Fini e i suoi si ricordano che esiste un'anima legalitaria che forse raccoglie ancora un dieci/venti per cento dell'elettorato del PdL e non è il caso di lasciarla orfana, e avviano un gioco delle parti in cui interpretano il ruolo degli irriducibili eredi di Borsellino e dell'autentica tradizione liberale italiana. In questo gioco recita una parte, come non dovrebbe mai fare e troppo spesso fa, il Presidente della Repubblica, ed ecco che si avviano le manovre per limare e aggiustare un decreto che se fosse stato approvato nella sua prima stesura Napolitano non poteva che respingerlo, e quand'anche fosse alla fine passato sarebbe stato certamente dichiarato incostituzionale dalla Corte. Ovviamente, il PD collabora: e quando mai fanno una cosa intelligente!....
Ed ecco il risultato, che presto dovrebbe essere approvato definitivamente: via il bavaglio alla stampa, restano quasi tutti i legacci alla magistratura, e soprattutto restano intonse, anche perchè la finiana Bongiorno ha dichiarato inammissibili gli emendamenti che le avrebbero abolite, le norme che di fatto chiudono i blog.
Quanti di noi, infatti, saranno in grado di reggere botta a una normativa che prevede multe salatissime, migliaia di euro, se entro 48 ore dall'eventuale richiesta non viene pubblicata rettifica ad una affermazione pubblicata? Per stare tranquilli occorre: leggere la posta tutti i giorni, essere sempre in grado di aggiornare il blog tempestivamente, ma prima ancora (i decreti attuativi non potranno non prevederlo, logicamente) registrarsi da qualche parte con tanto di domicilio legale, e magari avere un amico avvocato se non i soldi per pagarne uno. Quanti blog chiuderanno, il novanta o il novantanove per cento, di fronte a una griglia di obblighi che forse manco in Cina e sicuramente in nessun paese sedicente democratico?
Avremo così il paradosso di essere il solo Paese ad avere insieme un Ordine dei giornalisti (con procedure di accesso alla Casta tutt'altro che semplici e lineari - e ricordiamo che nasce come istituto fascista...) e una normativa che equipara chi ne è fuori a chi è dentro ma solo per gli aspetti negativi. In altre parole, un blogger non può dirsi giornalista anche se scrive dieci pezzi al mese svolgendo una funzione fondamentale nel panorama informativo, ma come i giornalisti è responsabile di quello che scrive (anzi, ci sono i commenti, quindi meglio dire che come gli editori è responsabile di quello che che viene scritto) sul suo sito. E tutto questo, grazie anche ai sedicenti paladini della Libertà e della Legalità all'interno del partito di governo: niente più alibi, caro Gianfranco, a questo punto (vista anche la P3 o P2bis o come cavolo la vogliamo chiamare) o fai cadere il governo oppure io sono libero di pensare che hai fatto tutto per un calcolo politico di bassa lega, altro che princìpi...
E mentre ricordo che l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti era una vecchia bandiera liberale, ma dei liberali veri come Einaudi non di questi che la libertà ce l'hanno solo nel nome, riunisco il Consiglio di amministrazione, di cui sono l'unico esponente, e il Comitato di redazione, che controllo al 100%, e delibero per ora di non chiudere il blog, sperando magari in un sussulto d'orgoglio di qualcuno, e adottare provvisoriamente la linea Lameduck, tra l'altro molto divertente: pubblicare direttamente una nota a fine di ogni articolo, con tutte le rettifiche che mi vengono in mente, sperando di esaurire in via preventiva quelle possibili. Anzi, comincio ad allenarmi subito...
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RETTIFICA. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non usa nessuna tecnica consolidata per ottenere strumentalmente quanto gli serve, ma agisce sempre in piena trasparenza e nell'interesse di tutti gli italiani. I telegiornali di RAI e Mediaset non possono essere definiti "berlusconiani" e essendo canali di libera informazione hanno aderito logicamente e legittimamente allo sciopero del 9 luglio scorso. Approvando il ddl intercettazioni il Parlamento sovrano regolamenta legittimamente l'attività della magistratura al solo scopo non certo di limitarla ma di contemperare il diritto alle indagini con il diritto alla privacy dei cittadini. Il Presidente della Repubblica svolge sempre la sua attività nel rispetto delle sue prerogative costituzionali. L'Ordine dei giornalisti  è indispensabile, e, lungi dal costituire una casta, è gestito con trasparenza e le procedure di accesso ai suoi albi sono semplici e lineari. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini svolge la sua cristallina azione politica in coscienza e nel pieno rispetto del suo ruolo istituzionale. Il PD fa solo cose intelligenti. I blog rispettosi della Legge potranno continuare in piena libertà a pubblicare qualsiasi commento su quella enorme risorsa per la democrazia che è la rete Internet. Questo non è un blog. Einaudi era comunista.

1 commento:

cugino ha detto...

ho appena firmato l'appello su avaaz, fatelo anche voi

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