sabato 9 ottobre 2010

MOSTRO NASCOSTO

Le statistiche parlano chiaro: è la propria famiglia il posto meno sicuro per una donna. E' un argomento su cui torno spesso, basta solo scorrere i post con questo tag, ma la cronaca impone talvolta di ripetersi. Solo questa settimana, prima il tipo che uccide la moglie e quasi la figlia, perchè quest'ultima osava opporsi ad un matrimonio combinato e la madre ha osato difenderla; subito dopo, a tacitare sul nascere i soliti commenti antiislamici, non fosse bastata la coincidenza di due condanne a morte in Iran e Usa tanto simili quanto dagli esiti opposti a danno dei sedicenti democratici, arriva l'esito tragico della scomparsa di Sarah Scazzi. Imprevedibile? E non lo so: io da un po' di tempo in questi casi penso prima all'ipotesi familiare, e forse pure gli inquirenti... Salvo che la "famigghia" è sempre pronta a mettersi di traverso, anche adesso stona davvero sentire la cugina dichiarare di non avere mai sospettato del padre, ed è francamente implausibile che nè lei nè la sua sorella maggiore o sua madre avessero notato qualcosa. Signora moglie, faceva ancora sesso con quell'uomo, e se si quanto spesso e come? Intendiamoci, non cerco di sguazzare nel torbido come certe trasmissione televisive, anzi facciamo così, le domande le faccio a tutti, ciascuno cerchi di rispondere alla propria coscienza e poi se creda le giri ad amici e conoscenti:
  1. quanta consapevolezza hai della tua sessualità e delle tue potenziali perversioni/deviazioni? credi sia normale averne o no?
  2. con quante persone hai fatto sesso prima di decidere di entrare in una relazione stabile con la persona che dici essere l'amore della tua vita e/o che hai sposato?
  3. credi quanto hai risposto alle prime due domande ti sia sufficiente per poter dire di conoscerti e avere stima di te stesso/a, e così essere un buon compagno per la persona al cui fianco aspiri di stare tutta la vita?
  4. se hai risposto positivamente alla domanda 3, riesci ad estrinsecare le tue inclinazioni sessuali di cui alla domanda 1 con il partner di cui alla domanda 2? e se invece te le tieni per te, credi sia corretto considerare quella la persona giusta? non credi sia meglio trovare quella che ti consente di essere te stesso/a fino in fondo, e altrimenti (o fino ad allora) stare da solo/a?
  5. credi che la tua esigenza di un legame stabile sia motivata dalla reale scoperta di affinità sessuale caratteriale e sentimentale con quella persona o piuttosto dal bisogno di sicurezza, di approvazione sociale, dall'adesione a una convenzione ("tutti lo fanno"), dall'incapacità o paura (particolarmente grave se sei giovane e attraente) di non trovare mai più qualcun'altro a cui piaci?
  6. credi che la tua esigenza di fare uno o più figli sia motivata dalla matura volontà di condividere col partner un percorso che inizi con una nuova vita (un adulto momentaneamente piccolo: altro non sono i bambini) che vi accompagnerà sperabilmente fino alla morte, oppure non ci hai mai pensato in questi termini? e in quest'ultimo caso non è che è l'istinto di riproduzione che pensa per te? ti piacciono quei bambolotti così teneri che li mangeresti di baci, eh! e perchè, secondo te?
Da un quiz per la patente di coniuge e genitore fatto di domande come queste, magari migliori perchè formulate da psicologi professionisti, potrebbe venir fuori una società con un numero forse molto minore di matrimoni, ma che in una percentuale significativamente inferiore fallirebbero (durata media oggi: 15 anni! fidatevi, o leggetevi il rapporto Istat) e sarebbero forieri di tragedie. Il modello sociale di famiglia e in genere di rapporti tra uomini e donne che impera, difeso (perché una istituzione che prospera sull'immobilismo sociale sa bene che deve fare leva su altre con la stessa funzione) soprattutto da chi come il clero non ha idea di cosa si parli, e riproposto pari pari anche se in salsa postmoderna dalla imperante sottocultura televisiva, è la causa diretta di mali come questi in cronaca. Episodi che, non date retta, sono sempre esistiti, anche all'interno della famosa "sana" famiglia patriarcale di una volta, solo che non ne uscivano, non si sapevano in giro. I musulmani non hanno l'esclusiva della misoginia: essa accomuna tutte le religioni monoteiste figlie del patriarcato, assume solo forme diverse socialmente e storicamente, solo chi vuole autoassolversi si mette a fare distinguo (come tra lapidazione e iniezione letale...). Tentano di dirvi che le separazioni e i divorzi sono il male, esse invece sono il termometro che rivela la febbre che rivela il male, che invece è l'inconsapevolezza di se stessi in tutte le forme che essa assume, dal decidere a 15 anni che quel brufoloso che ci guarda dal banco accanto è l'uomo della nostra vita all'abusare del corpo di nostra nipote quindicenne dopo averla strangolata. Quell'inconsapevolezza, su cui campano - e benissimo - le religioni costituite. Altra cosa è la religiosità intima di ciascuno di noi, e risiede molto vicino ad altri istinti come quello riproduttivo e quello omicida. Adesso è facile, per il "mostro", invocare la pena di morte su Facebook o auspicarne il suicidio. Quando invece la cosa che dovrebbe farci veramente paura è la normalità di queste cose: non serve a niente rinchiuderlo in una "istituzione" che anzi lo aiuta prima dissimulandolo e talvolta dopo coprendolo più o meno consapevolmente, il mostro è dentro ciascuno di noi. E il primo che dice, o pensa, "parla per te, stronzo!", è il primo che se ha a cuore se stesso e i propri cari dovrebbe andare a farsi vedere - come si dice - da uno bravo.

3 commenti:

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Ammetto che a volte ho desiderato avere meno consapevolezza di me stessa. Sai quando le proprie inclinazioni non si sposano perfettamente con le convenzioni, col risultato di sentirsi inadeguati, e soli. Io so di essere in evoluzione continua. E di avere la necessità di esprimermi. Predico sempre la libertà come l'ideale più grande, perchè in questa nostra società ciò che c'è da temere, e invece viene sottovalutata, è la frustrazione: energia potenziale che si accumula, e che prima o poi puo esplodere come una bomba micidiale...

Elysa ha detto...

Ammetto che a volte ho desiderato avere meno consapevolezza di me stessa. Sai quando le proprie inclinazioni non si sposano perfettamente con le convenzioni, col risultato di sentirsi inadeguati, e soli. Io so di essere in evoluzione continua. E di avere la necessità primaria di esprimermi. Predico sempre la libertà come l'ideale più grande, perchè in questa nostra società ciò che c'è da temere, e invece viene sottovalutata, è la frustrazione: energia potenziale che si accumula, e che prima o poi puo esplodere come una bomba micidiale...

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