martedì 5 giugno 2012

IO C'EURO

Parlare di moneta è cosa difficile per i tecnici, figurarsi per noialtri. Quando ci ho provato è stato per:
  • cercare di riordinare le reminiscenze universitarie e tradurle in volgare (gli economisti si comportano più come dei sacerdoti che come degli scienziati, riguardo al linguaggio, e i divulgatori sono spesso "a tesi" quindi in malafede);
  • discutere, includere e setacciare, separando il grano dal loglio, la Modern Money Theory, concludendo che tra le sue premesse e le sue conclusioni passa la distanza che di solito c'è tra i modelli teorici e la realtà umana, distanza che è alla base del misero fallimento di cosucce come il cristianesimo e il comunismo;
  • cercare di capire quale politica monetaria in questo mondo reale dovrebbe avere (perché non ce l'ha) un centrosinistra degno di questo nome.
Chi ha pazienza può rileggersi i post, ad esempio questo questo questo e questo, per gli altri la sintetizzo così: la sovranità monetaria è fondamentale e avervi rinunciato è una sciagura, l'emissione di moneta dovrebbe avere come obiettivo la piena occupazione, ma se supera questo limite perde valore nella misura in cui aumenta la sua quantità in rapporto all'economia reale, pertanto l'agire politico deve avvenire all'interno di queste due colonne d'Ercole, fuori delle quali abbiamo da una parte inflazione fuori controllo e (se si tenta di arginare questa, ad esempio con una politica monetaria fortemente restrittiva e sottratta alla potestà democratica, come ora in Europa) dall'altra debito iperbolico e recessione nera. Una sinistra che si rispetti, dunque, deve trovare la propria rotta tra queste colonne, anche perché se non lo fa e si lega al carro di chi ci passa fuori da destra (leggi: a Monti e compagnia bella) lascerà tutto il campo libero agli altri; in altri termini, avvertivo: o ci si riappropria di alcuni concetti alla base dell'MMT per farne la base di una nuova idea dell'Europa, Stati Uniti con politica fiscale unica debito pubblico unico e moneta unica e sovrana, che poi non è nuova ma è quella originaria dei padri fondatori, o se ne approprierà Berlusconi (o chiunque altro cavalcherà la protesta popolare quando la crisi diverrà ingovernabile) mirando a una nuova lira sovrana per stampare soldi falsi, come già fece suo compare Craxi e soci negli anni 80/90 e rifece egli stesso fino al 2001 (mentre dopo, non potendo più, comunque continuò ad indebitarci - dicendo che la crisi non c'era - per consentire al sistema della ruberia istituzionalizzata di perpetuare se stesso).
Con soggetti del genere, purtroppo, è facile essere buoni profeti, ed infatti ecco il Nostro che tira fuori l'idea degli Euro nuovi di Zecca, per poi ritrattarla in quanto boutade: caro Bersani, tu e tutti i maitre-à-penser del tuo partito-bestemmia, vogliamo aspettare (manca mica tanto...) che le condizioni siano tali perché la possa cavalcare seriamente per sbancare alle elezioni, o muoviamo il culetto prima, facciamo cadere il governo, e puntiamo a governare davvero raggiungendo Hollande sul fronte "nuova UE"? Il piano B, ed era assurdo pensare il contrario, pare davvero ci sia già, sta alla politica se se ne attuerà una "versione-vaccino" mirante a neutralizzarlo e prima o poi riprendere a massacrare l'economia reale tramite quella finanziaria (come faranno i monetaristi se glielo si lascia fare), o una versione "cura da cavallo" capace davvero di rilanciare il Vecchio Continente: secondo chi se ne intende non c'è nemmeno più tempo.
Occorre dunque sedersi attorno a una nuova Conferenza Europea, da cui venga fuori:
  • un parlamento federale europeo eletto a suffragio universale da tutti i cittadini UE;
  • un consiglio dei ministri europeo espresso dalla maggioranza politica di quel parlamento;
  • un regime fiscale unificato per tutta l'Unione, con imposte indirette identiche e aliquote delle imposte dirette progressive (di modo che i cittadini dei Paesi più ricchi paghino mediamente di più di quelli dei Paesi più poveri);
  • una BCE prestatore di ultima istanza, con l'obbligo cioè di attuare la politica monetaria decisa dal parlamento sovrano all'interno della politica economica parimenti decisa democraticamente dallo stesso.
Ovviamente, occorre definire tutta una serie di elementi di transizione, dagli Eurobond al conferimento su un fondo unico di tutti i debiti sovrani eccedenti il 60% del PIL, e di garanzia, nell'architettura di dettaglio del quadro istituzionale dei nascenti U.S.E., elementi che a questo livello è impossibile trattare ma per cui non mancano certo le intelligenze a livello continentale: solo, è una trentina d'anni che non hanno voce.
Questa è la via: teniamoci stretti l'Euro e inseriamolo nel quadro giusto facendogli fare il lavoro giusto. L'alternativa, purtroppo sempre più probabile ogni giorno che passa, è una dissoluzione più o meno totale, che vedrebbe l'Italia in mano se non a Berlusconi stesso (prima o poi mollerà, non è mica Andreotti!) a chiunque altro prenda la palla al balzo per rilanciare il groviglio di sprechi, criminalità organizzata, malversazioni e tangenti, assistenzialismo e irresponsabilità, che può davvero rappresentare il "made in Italy" in politica e da cui solo l'Europa ci può (forse) salvare. E anche se la fine dell'Euro fosse ormai ineluttabile, c'è modo e modo di uscire da questo progetto, in teoria, e se la sinistra non si affretta a presentare il proprio vincerà quello di destra, che è già pronto.
...
E' tanto di quel tempo che raccolgo spunti di riflessione in materia di moneta e debito che l'urgenza dettata dall'uscita berlusconiana mi lascia l'obbligo di un elenco ragionato ad uso e consumo dei volenterosi:
  • Ragozzino, ovvero una breve ma esaustiva storia delle tre fasi dell'attuale costruzione europea, poi sempre da Sbilanciamoci Melloni, ovvero le vere profonde ragioni della sua attuale crisi;
  • Giannulli, ovvero le cause del fallimento dell'Euro e perché l'unione politica europea è l'unica via d'uscita per quanto sempre più improbabile;
  • Scacciavillani, ovvero cos'è la moneta e perché è sembrata un'idea giusta sottrarne il controllo ai politici;
  • Krugman via Corandini e Leon su Micromega, ovvero cos'è davvero il debito e perché le attuali politiche non risolveranno mai il problema;
  • Marissal, ovvero l'economia finanziaria nell'era dei supercomputer, e com'è che è inutile postulare i Poteri Forti - sullo stesso argomento il dossier di Repubblica.it;
  • Sylos Labini, ovvero l'economia non è una scienza, ovvero se lo dice lui...;
  • De Simone, ovvero lo smantellamento teorico/pratico della vulgata della MMT su cui campa Barnard, e per par condicio lo sguardo di Magioncalda sul meeting MMT di Rimini, e Blandino che facendo leva sul "decrescismo" trova una soluzione dialettica nella demonetizzazione;
  • Bertani ovvero un tentativo di analizzare le cose con la teoria del signoraggio, che secondo Carmillaonline invece è un falso obiettivo;
  • Del Vecchio (alias il Signor Luxottica), ovvero il problema sono le banche, e Pilati sull'Espresso ovvero come e perché questa BCE ha salvato (e foraggiato) le banche con risorse talmente ingenti che sarebbero bastate e avanzate per salvare la Grecia la Spagna e tutti noi;
  • Grillo ovvero il prossimo Presidente del Consiglio ovvero "quando deciderò io le banche infatti saranno tutte nazionalizzate";
  • Boccia ovvero nel frattempo qualche idea creativa qualche problema lo potrebbe benissimo risolvere.

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