martedì 29 gennaio 2013

I-TIGI E I TG

Ho avuto in sorte di avere un punto di vista in qualche modo "interno" sul caso Ustica, il DC9 codice I-TIGI precipitato il 27 giugno 1980 "dopo essere stato colpito in volo da un missile", come oggi finalmente si può dire esplicitamente (anche se c'è chi lo dice da tempo). Tra il 1988 e il 1995, infatti, per motivi familiari ho frequentato quasi quotidianamente un colonnello in pensione dell'aeronautica militare che aveva avuto la fortuna di essere in ferie la sera del fattaccio. Quest'ultima affermazione all'inizio aveva il potere di squietarlo, ma col tempo questa reazione scemò, segno forse che la lunga catena di morti strane (davvero impressionante, leggete qui) di gente che in qualche modo avrebbe potuto testimoniare cosa diavolo accadde nei cieli italiani aveva cominciato a farlo riflettere. Di sicuro, però, non abbandonò mai, da buon militare di carriera, la consegna di credere ciecamente alla versione ufficialmente sostenuta dai vertici dell'aeronautica fin dall'inizio, quella che faceva risalire la responsabilità del disastro a una bomba a bordo dell'aereo, restando fermamente impermeabile a qualsiasi rivelazione o argomento logico che dimostrasse il contrario. Al tempo questo atteggiamento mi irritava pesantemente, ma devo dire che col tempo ho cambiato il modo di leggerlo, con più compassione per lui e persino comprensione per i suoi colleghi che, conoscendo la verità, hanno dovuto scegliere se essere fedeli allo Stato negandola obbedendo ai vertici politici dello stesso oppure affermandola rischiando la carriera se non la vita. Oggi penso, e scopro che c'è chi lo sostiene da tempo, che i veri colpevoli del depistaggio sono ai vertici dello Stato e invece i militari hanno solo interpretato male il loro dovere di fedeltà, oppure interpretato bene il loro istinto di conservazione, e che se proprio vogliamo dirla tutta anche neanche i politici sono al vertice di questa catena di responsabilità, che pure permangono ad ogni livello sia ben chiaro, dove invece troviamo la sovranità limitata di cui godiamo per aver perso l'ultima guerra e quindi chi ci ha portati a combatterla dalla parte sbagliata. A proposito di a parte cosa in fondo Mussolini era un bravo ragazzo...
Sovranità limitata e democrazia solo formale: questo è il regime in cui viviamo da sessant'anni, e chi vi dice il contrario o è stupido o è in malafede, e non si sa cosa è peggio. Ustica è solo un episodio di una serie lunghissima a dimostrare questa tesi, da Yalta agli F35 (Bersani, nel patetico tentativo di recuperare in extremis qualche voto a sinistra, ha finalmente detto che sono soldi buttati, ma sa che forse potrà comprarne qualcuno di meno, ma dovrà comprarli) passando per Mattei Gladio Sigonella il Cermis Vicenza eccetera. E la visione politica, nascosta dietro l'UE dell'Euro e le belle idee di cui è stata truccata (fino al ridicolo Nobel per la Pace), è solo il modo che hanno escogitato per guidarci verso il necessario impoverimento generalizzato e la correlata perdita di sovranità sia nazionale che individuale senza che ci ribelliamo.
Se dunque la democrazia è solo una copertura ideologica della vera struttura del potere, fatta apposta perché i sudditi non si credano più tali (si credono infatti "cittadini", credono di avere il potere e di delegarlo tramite il voto solo perché è impossibile esercitarlo direttamente e collegialmente oltre un certo numero) e quindi non gli salti in mente di rivoltarsi, allora forse ha ragione chi dice che destra e sinistra non siano ormai che un gioco delle parti, a dividere il popolo perlappunto "coglione", e preparare la strada a una sospensione anche formale della democrazia stessa, di cui il fiscal compact non sarebbe che il primo atto.
Se invece la dialettica tra destra e sinistra fosse reale, questo non sarebbe il programma di un partito nato in zona Cesarini per iniziativa di un magistrato, che forse ma solo forse ridarà un minimo di rappresentanza in Parlamento a milioni di elettori orfani della sinistra, e senza speranza di incidere (ragion per cui bisogna votare Grillo, dal cui programma peraltro questo è ampiamente copiato), ma il programma del partito che si incarica e si accinge a riportare il centrosinistra al governo. Invece il programma del PD ha più punti di contatto con quello di Monti, come forse è giusto che sia visto che non sanno più come dirci che è con Monti che governeranno, anche se dovessero raggiungere la maggioranza dei seggi al Senato.
Intanto pare che Grillo abbia deciso, come arma estrema di reazione alle strategie aggressive altrui (Berlusconi su tutti, è questo il suo mestiere), di andare in TV, contrattando tempi e modi. Di sicuro non parteciperà a un talk show (era questo il divieto contravvenuto dalla Salsi), perché sono quelli che hanno cambiato non solo la forma ma anche la sostanza della politica in Italia: manco un incrocio tra Gesùcristo e Gandhi riuscirebbe ad esprimervi un'idea con calma. Ho abbastanza anni da ricordare con rimpianto le vecchie tribune politiche di Jacobelli e Zatterin, dovrebbe essere quello l'unico super-regolamentato modo per un politico di accedere al mezzo televisivo, punto e basta. E no, nemmeno al telegiornale...

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