lunedì 7 ottobre 2013

VICINA

Forse ormai molti sanno che Lampedusa è più vicina all'Africa
che all'Europa, ma in quanti saprebbero che ad esempio partendo
da Tunisi per raggiungerla dovrebbero navigare verso sud?
Nel campo della comicità la tecnica si chiama "tormentone": si tratta di ripetere al di là di ogni logica necessità un concetto o una battuta fino a che questo non identifichi il personaggio e anzi lo sopravanzi nella riconoscibilità. In politica fa meno ridere ma funziona uguale, nella comunicazione di massa invece pure: è così, ad esempio, che vi hanno convinti che il debito pubblico è il male assoluto ed è colpa vostra che avete le mani bucate e quindi ora dovete fare i sacrifici. Ripetute come se fossero verità indiscutibili anche le peggiori bugie prima o poi diventano verità: farsi venire in mente che se c'è un debito da una parte ci deve essere un credito da un'altra, e quindi se il debito pubblico sia un bene o un male dipende solo da chi ha quel credito e dall'uso che ne fa o ne può fare, è processo logico e come tale lento e faticoso, quindi non può che riguardare una fetta sottilissima di elettorato.
Non c'è, ripeto non c'è, altro sistema per arrivare a conquistare il consenso democraticamente che agire su queste leve, attraverso quello che è un processo naturale intimamente connesso alla natura umana: è per sapere questo che Grillo ha preso il 25% da zero in un anno, e SeL invece può considerare un successo se passa dal 3,5 al 3,8 o anche solo se non perde. Ed è per questo motivo che il vostro blogger, tra tanto scrivere difficile per autocompiacersi e per intrattenere compiacendoli i suoi pochi aficionados, ripete ricorrentemente tre o quattro concetti magari in salse diverse.
Due di questi sono imposti adesso dalla cronaca di questi giorni:
  1. la globalizzazione ha come fine ultimo e assieme come tendenza prima il livellamento della retribuzione in senso stretto e lato della forza lavoro in tutto il mondo; 
  2. di ciò l'immigrazione eminentemente clandestina non è che una conseguenza diretta e voluta, combattuta solo per finta ma sottesamente incentivata in moltissimi modi.
Se vi fate un giro in una qualsiasi zona industriale/artigianale d'Italia (e già persino in molte zone commerciali, anche se li a partendo da quelle meno di lusso) scoprite che oramai la maggior parte delle ditte è più o meno direttamente e palesemente controllata da cinesi. Per parafrasare uno slogan di moda quando ero ragazzo, la Cina oramai è vicinissima. Una volta che non si è fatto argine a livello sistemico/politico, non c'è modo di contrastare sul mercato chi è in grado di pagare il lavoro (anche in termini di tutele accessorie) una frazione di quanto lo paghi tu, e il processo si fermerà solo quando la retribuzione complessiva del fattore lavoro si sarà livellata a livello mondiale. A fargli resistenza, solo la tendenza naturale umana a considerarsi felici o infelici in rapporto non a parametri assoluti ma alle condizioni del gruppo di riferimento, per cui se a mio nonno andava bene andare a piedi avere due abiti per stagione non cenare mai fuori casa e anche la sua famiglia aveva consumi così frugali che lui ha potuto mantenerla tutta col suo solo stipendio, io se fossi costretto allo stesso tenore di vita e alle stesse aspettative sue mi reputerei un disgraziato, e invece quello che ho conquistato magari anche grazie alle sue lotte tendo a difenderlo con unghie e denti, a meno che... A meno che non mi accorgo che accanto a me c'è tanta gente a cui va peggio che a me, quindi comincio a dirmi contento di almeno avere ancora il mio o aver perso relativamente meno di loro, eccetera eccetera.
Ecco qual'è l'unica luce alla quale diventa intellegibile il problema immigrazione clandestina, ogni altra essendo causa di distorsione ottica: non la chiave umanitaria, né quella razzista ad essa opposta, e nemmeno l'apparente terzismo della tesi sviluppista ("aiutiamoli a casa loro"), sono in grado di inquadrare la vera natura della questione. Solo la considerazione dei meccanismi intrinseci del capitalismo, esplosi senza freni quando esso risultò vincitore della guerra fredda restando senza più avversari, può farlo. Senza mettere in discussione quelli, è del tutto velleitaria qualsiasi proposta di soluzione. O si ferma per via politica la globalizzazione, oppure essa realizzerà, non importa in che tempi ma non saranno lunghissimi, il suo progetto intrinseco: le multinazionali al governo mondiale con unico riguardo a quell'uno per cento della popolazione del pianeta composto da coloro che le guidano e ne compartecipano gli utili, dai loro vassalli (i politici, che fingono di governare quello che resta degli Stati in realtà avendo solo la duplice funzione di eseguire gli ordini dei loro padroni e dissimularne l'esistenza in quanto tali ai sudditi), e dai loro giullari (tutto il complesso mondo dell'entertainment - cioè sport e spettacolo - con funzione di arma di distrazione di massa), e tutto il resto della popolazione del mondo tenuta quando va bene al livello di sussistenza (e quando va male sotto, malthusianamente...). Ma come, direte, e le conquiste sociali, il welfare, i contratti di lavoro, la pensione, le ferie pagate, il servizio sanitario, e tutte le garanzie accessorie che hanno elevato dalla condizione di sudditi a quella di cittadini tre o quattro generazioni di europei (in media, e qualche generazione in più di statunitensi)?
Appunto. Tutto ciò deve essere dimenticato. Pian piano, magari, ma azzerato. Potremmo, certo non con le chiacchiere ma già con relativamente poche risorse, organizzare l'immigrazione in modo da far arrivare un flusso congruo per quantità e senza problemi per nessuno. Ma poi bisognerebbe pagarli il giusto e inquadrarli legislativamente eccetera: non servirebbe allo scopo. Che è quello da un lato di avere per alcuni settori (si pensi alla raccolta degli agrumi o dei pomodori, si veda se è cambiato qualcosa a Rosarno spenti i riflettori della cronaca) più che manodopera sottopagata dei veri e propri schiavi, e dall'altro di allargare le file di quello che Marx chiamava "esercito industriale di riserva". Capace con gli anni di far accettare a tutti condizioni di lavoro e retribuzioni altrimenti rifiutate.
E' la cosiddetta sindrome della rana bollita, quella che ha fatto si che già oggi un ragazzo di vent'anni consideri la possibilità di trovare un lavoro a tempo indeterminato solo una remota eventualità senza che per la rabbia sfasci tutto, perché magari grazie a genitori e nonni ancora ha non solo un tetto ma anche un livello di consumi che i suoi genitori e nonni si sognavano. Ma basta un minimo di immaginazione per vederlo incapace di rendere lo stesso servizio ai suoi figli, che probabilmente saranno molto meno distinguibili dai nordafricani come già oggi ad esempio i greci. Il progetto è chiaro, quelli che noi crediamo al potere sono solo gli esecutori magari persino inconsapevoli. Il mediterraneo è un laghetto, da sempre. Le distanze tra le due sponde sono state create artificiosamente dopo la seconda guerra mondiale, e sono destinate ad azzerarsi, solo che la mia generazione sognava un livellamento verso l'alto, invece probabilmente sarà in basso. Ce lo faranno capire in tanti modi, anche all'occorrenza con altre carrettate di morti innocenti.

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