giovedì 9 aprile 2015

EUTOPIA

L'argomento era di moda negli anni 70 e si studiava all'università nel decennio appresso, quindi mi è familiare e caro, tanto che ci sono già andato su tempo fa, ora - tanto chi si ricorda - ci torno su riassumendo: la vita di ognuno di noi dei Paesi cosiddetti sviluppati è per circa un terzo formazione, un terzo lavoro, un terzo riposo; non c'è nessuna ragione perchè questa suddivisione resti longitudinale nella vita, anzi ci sono tutte perchè diventi trasversale. Woody Allen dice che gli uomini impiegano nove mesi ad uscire dalla pancia della madre e tutto il resto della vita a cercare di rientrarvi, ma anche con minore arguzia (e anche senza invertire poeticamente il verso della vita, come fa Vecchioni nella bellissima Madre) si può scherzare su quanto sarebbe meglio godersi la pensione in gioventù (cioè il pane finchè si hanno i denti) intanto che ci si alfabetizza, iniziare a lavorare di fisico intorno alla trentina intanto che si inizia a studiare per passare via via a lavori di mente, fino a dedicarsi dopo i 65 e fino alla morte (se serve, una "buona morte": eutanasia, letteralmente) al solo studio, così piacevole a quell'età, intanto che chi vuole e finchè ce la fa continua a lavorare s'intende.
Ci ho ripensato leggendo questo pezzo su Utopia Razionale, ispirato a teorie diverse ma sempre di quegli anni (per capirci, vintage): non vi piace il Reddito di cittadinanza dei grillini, perchè voi siete de sinistra e quelli sono qualunquisti e perchè se diamo soldi a ufo a tutti poi non fa più un cazzo nessuno? arieccovi il "lavorare meno lavorare tutti" di una volta. Il ragionamento è perfettamente consequenziale: se tutti gli umani hanno il diritto di vivere con dignità, e le risorse del pianeta non consentono di estendere il modello capitalistico/consumistico a tutti gli umani senza che arrivi presto la fine del mondo, l'unica è cambiare modello, adottandone uno in cui il tempo di lavoro quello di riposo e quello di formazione siano suddivisi nell'arco della settimana, a parità di reddito minimo garantito. Non si tratta di un annullamento delle logiche capitalistiche e di profitto, che chi vuole può continuare a perseguire a spese del proprio tempo libero e/o organizzando il lavoro altrui, ma di una loro temperanza oramai indispensabile, e pensarla così dovrebbe essere una specie di test propedeutico per poter usare la parola "sinistra" nel definire uno schieramento politico. Quanto ne sia lontano l'attuale PD, non vale neanche la pena ribadirlo: chi parla di crescita e lavoro nei termini correnti, vi sta fregando (anche gli esseri umani da un certo punto in poi devono smettere di crescere, e preoccuparsi solo di stare bene - perseguire il benessere - più a lungo possibile), ed è uno sporco servo dei padroni. Ripeto: sporco servo dei padroni, che stanno vincendo la lotta di classe con una moneta (l'euro; paradossalmente, europa pare significhi qualcosa di ben irrigato dall'ampio sguardo, mentre oggi ci strozza miopemente con politiche restrittive a oltranza) come arma letale, grazie alla complicità dei politici alla connivenza dei mass-media e alla pigrizia e pecoronaggine del popolo.
Il termine "utopia" nasce ambiguo, nel gioco di parole anglofono con eutopia: un non-luogo che è anche un buon-luogo, qualcosa che non esiste ma a cui bisogna tendere. Ed è ancora Utopia Razionale, con questa digressione sull'inesistenza di Dio, a suggerirmi a quale visione utopica bisognerebbe rapportarsi per salvare questo mondo sull'orlo della catastrofe. Mi era venuto in mente nei giorni di Pasqua, quando in un paio di occasioni tra familiari e amici mi è capitato di toccare con mano quanta feroce intolleranza c'è anche nel più mite nei credenti, anche quando pretende di argomentare logicamente sulla parità della partita tra non dimostrabilità e non indimostrabilità di Dio, anche quando pretende il rispetto del proprio primo comandamento anche riguardo a un innocuo e infantile calembour: nessuna differenza di sintassi coi tanto esecrati musulmani, solo di "volume", in questo momento storico e solo per alcuni di loro (magari pagati e addestrati per alzarlo). L'utopia che tutto ciò mi ha riportato in mente è quella lennoniana: nothing to kill or die for, and no religion too. Solo quando l'umanità si affrancherà dalla religione, confinandola nello spazio intimo e indicibile delle anime dei singoli e comunque escludendola per ferrea disposizione legislativa primaria da ogni istituzione politica e sociale, avremo iniziato il cammino verso la pace, altro che chiacchiere papali.

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