mercoledì 18 maggio 2016

IL PESSIMISMO DELLA RAGGIONE

Occhio alle spalle, Virgì, che il trucco c'è e si vede pure...
Virginia Raggi probabilmente si avvia a vincere al ballottaggio, in cui avrà forse appoggi non graditi e sicuramente il mio voto, le elezioni a Sindaco di Roma. Sostengo da tempo che in fondo potrebbe non essere una buona notizia. E non mi sto contraddicendo, vengo e mi spiego.
I cinquestelle hanno la loro unica ragione di esistere nella loro effettiva alterità. L'Italia è probabilmente oltre il punto di non ritorno come sistema-Paese, valutando cioè il complesso del tessuto industriale-sociale-economico e soprattutto etico e politico. Se ha una sola, e piccola, possibilità di riprendersi, essa passa per una vera "rivoluzione culturale", che come tutte può essere innescata solo da regole nuove e una nuova forza e costanza nell'applicarle. Secondo queste regole, chi entra in politica deve poterlo fare solo per breve tempo e senza nessuna possibilità di arricchirsi. Due o tre decenni di questo rigore, e magari cambia anche la percezione comune della politica come affare o scorciatoia per "svoltare". L'avvio di questo processo è anche la precondizione perché la seconda componente di questo salvataggio in extremis possa funzionare: se infatti mettessimo in mano ai socialisti craxiani o ai berluscones (ma è solo per capirci, i piddini hanno dimostrato ampiamente di non essere da meno) la sovranità monetaria, già solo la loro fama, prima ancora della sicura pratica, di ladroni farebbe si che i mercati attribuissero la peggiore solvibilità possibile al Paese, facendo schizzare lo spread esplodere il debito e vanificare con inflazione a due cifre ogni svalutazione competitiva venisse approntata. Solo in mano a una classe politica radicalmente diversa, come fin qui hanno dimostrato di poter esprimere i cinquestelle, grazie anche alle tanto vituperate (e si capisce quanto strumentalmente) espulsioni, la (ritrovata) sovranità monetaria potrebbe essere usata per quello che è, un'arma formidabile per innescare il moltiplicatore keynesiano e tirarci fuori dalle peste a costo zero per l'erario.  E la sovranità monetaria, dunque e quindi, ora ci serve come il pane.
Il problema è che però questo ragionamento si può capovolgere: fino a che non si ha la sovranità monetaria, ogni tentativo di governare l'esistente si deve scontrare con una scarsità di risorse impossibile da superare, perché appesantita da retaggi immani come gli interessi sul debito pregresso e l'illegalità diffusa a ogni livello (tangenti, ma anche evasione diffusa e criminalità organizzata, a un livello capace di neutralizzare il moltiplicatore di cui sopra, anche se potenziato al massimo). Roma, in particolare, è seduta su una voragine di cui l'ampiezza si intuisce appena, dai fatti in cronaca e in storia recente. Forse, e dico forse, la potrebbe salvare un commissario straordinario incaricato con pieni poteri da un governo che abbia già quantomeno avviato, se non realizzato, la rivoluzione di cui sopra. Prima di ciò, chiunque ci metta le mani è destinato a soccombere. Gli avvisi di garanzia pioveranno a frotte, e non sto parlando di giustizia manipolata ma di ovvia conseguenza delle cose: se tu cerchi di salvare il salvabile e non hai la bacchetta magica, un abuso d'ufficio è il minimo in cui puoi incorrere, e a niente vale, se la storia la raccontano gli altri, che si tratti di una faccenda in cui non sei accusato di aver rubato neanche un centesimo, che poi magari finirà archiviata: la narrazione sarà "avete visto? sono uguali a noi..." E infatti, siccome questo è l'unico modo che hanno di fermare i cinquestelle prima che prendano il governo nazionale, alle amministrative - si è visto - giocano a perdere...
Certo, l'ottimismo della volontà vuole che la Raggi stravinca come è nelle cose, e poi dimostri a tutti la differenza che c'è e potrebbe esserci anche a livello nazionale, ma il pessimismo della ragione vuole che sia una trappola, e ci stiamo cascando.

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