giovedì 19 aprile 2018

COSI FITUSI

"IL NOSTRO LAVORO VA TUTELATO, NON PENALIZZATO"
Prima la cronaca, poi la storia, anche se in questo caso il senso è lo stesso: Reggio Calabria, fuori dai coglioni!

La cronaca: una fidejussione fantasma

Tra gli adempimenti di una squadra che vuole iscriversi al campionato di basket, c'è la presentazione di una fidejussione di 100mila euro (per la A2, credo sia diversa in altre categorie, se c'è in tutte), a garanzia del pagamento regolare degli emolumenti agli aventi diritto. In altre parole, se la società non paga gli stipendi, il giocatore (o altra figura avente titolo) attinge alla fidejussione. Non so quanto sia sufficiente una misura del genere, stante il monte stipendi complessivo di una squadra media della categoria, ma magari una funzione psicologica ce l'ha. Se la squadra paga regolarmente tutti gli stipendi, la società avrà buttato i soldi che gli è costata la garanzia: poche migliaia di euro, pazienza. Il punto è che se una squadra non presenta nei termini tutta la documentazione necessaria, perde il diritto all'affiliazione, e riparte dai dilettanti. Ora, non so quanto sia difficile ottenerla, tra Reggio e Gioia Tauro, in questi anni, anche se la tua società è una delle più gloriose e seguite del basket nazionale (anche quest'anno, tra i primi pubblici della Lega), le conosciamo le banche, specie al Sud. Fattostà che la Viola l'anno scorso non la presenta, ma il suo presidente, uno che bene o male, col suo tornaconto o meno, in otto anni di questa avventura qualche milioncino ce l'ha messo, versa di tasca i 100mila e ottiene l'iscrizione. Poi, a metà stagione, una stagione travagliata e dispendiosa, in cui vende mezza squadra ma alla fine riesce con un paio di acquisti fortunati a trovare la salvezza ai playout, trova una fidejussione, la presenta e riottiene i suoi soldi. Dallo stesso broker ottiene un documento analogo per il campionato successivo, quello in corso. Squadra iscritta, sponsor sulle maglie, mercato finalmente tempestivo ed assennato, grande allenatore, conferma dei migliori dell'anno scorso, acquisti perfetti. Campionato stra-or-di-na-rio: nel girone d'andata alcune sconfitte di misura e solo un paio nette, nel girone di ritorno quasi solo vittorie, i playoff magari non si vincono (ne sale solo una) ma ci si divertirà. Era ora, dopo anni di purgatorio! Ma a febbraio qualcuno NON AVENTE TITOLO escute la fidejussione. E si scopre che è falsa, com'era falsa anche quella dell'anno prima. La società dichiara subito di essere stata truffata, e presenta degli esposti alla giustizia ordinaria. Il presidente si precipita a versare i 100mila come l'anno prima. E, a differenza dell'anno prima, quest'anno non si sono fatte fesserie col mercato e quindi nessun tesserato lamenta mancati pagamenti. Ma alla FIP non basta. Il regolamento imporrebbe dei controlli tempestivi, per la stessa logica di salvaguardia dei tesserati per cui è stata prevista la presentazione della garanzia. Ma non ci sono stati, per due anni di fila. Se si invocasse il rispetto di quella norma, la società andrebbe radiata, ma anche chi doveva controllare non la passerebbe liscia, e poi si dovrebbero togliere dei punti alle poche squadre che hanno battuto Reggio (Latina due volte), e fermare il campionato in attesa della conclusione di tutta la serie di ricorsi e controricorsi di tutti contro tutti. Sai che casino! Se invece si valutasse l'impatto nullo del documento irregolare, anche non credendo alla buonafede neroarancio, sul regolare svolgimento del campionato, allora si dovrebbe punire magari draconianamente i dirigenti responsabili ma lasciare alla squadra tutti i punti conquistati sul campo - l'anno scorso, per via di un'irregolarità minima ma più impattante (un lodo di un giocatore, mi pare), alla stessa Viola venne dato solo un punto di penalizzazione, in linea con situazioni simili in varie squadre negli ultimi anni. Allora il giudice sportivo si inventa, letteralmente, una sanzione a dir poco singolare: calcola quanti punti ha la squadra, quanti quella che retrocede, e infligge alla Viola tanti punti di penalizzazioni quanti bastano perché resti ultima anche se vince tutte le partite che restano. Geniale: trattandosi di "semplice" penalizzazione, è immediatamente applicata, e col secondo grado esecutiva anche se non ancora definitiva (ci sarebbe l'Alta corte del CONI, e poi eventualmente il TAR, ma coi tempi loro), e se riesco a svolgere il tutto prima dell'inizio della post-season questa può aver luogo regolarmente. Ammesso che l'avverbio sia congruo quando estrometti la squadra più forte del momento senza che abbia rubato mezzo dei punti conquistati: la storia dello sport italiano è piena di squadre che hanno comprato e venduto partite e arbitri, drogato atleti, falsato campionati, cavandosela con sanzioni inferiori o comunque gestibili (un esempio su tutte, la Reggina di Mazzarri, con una penalizzazione enorme si ma non abnorme, e comunque tempestiva così da poter originare uno dei più bei miracoli sportivi italiani). C'è poco da dire, salvo che questo non sarebbe sicuramente successo a una qualunque squadra con un peso politico in federazione (Roma, ad esempio, l'anno scorso non aveva presentato nessuna documentazione, nei tempi, eppure alla fine è stata ammessa con tanto di tarallucci e vino). Ed è qui che bisogna raccontare la storia. Ma prima, chiudiamo la cronaca con alcune considerazioni:
  1. ci sono dei tifosi che più che l'ingiustizia subita lamentano la sciaguratezza della dirigenza - per carità, questa non è in discussione, anche in presenza di buona fede figurarsi in assenza, ma fare impresa nel profondo sud non è opera semplice, solo la ndrangheta e i suoi sodali non hanno problemi finanziari, e se è vero com'vero che il risparmio per essersi rivolti al broker farlocco anziché a una banca vera è risibile rispetto al bilancio di un anno di attività, allora o sei scemo ma proprio scemo, oppure sei stato costretto a farlo, magari perchè hai trovato solo porte chiuse e all'ultimo momento piuttosto che la radiazione hai preferito diciamo così provarci, confidando che controlli preventivi non ce n'erano (come non ce n'erano) e che quest'anno avresti sempre pagato tutti a tempo (come poi hai fatto);
  2. se è vero quanto sopra, allora sarebbe bello sapere chi è l'escussore indebito che ha indotto però la FIP a guardare per la prima volta le carte, o almeno chi lo ha spinto a far rovistare in carte che delle due l'una, o non era addentro alle cose sportive e allora non doveva manco conoscerne l'esistenza, o era addentro e allora doveva sapere che per un non tesserato come lui non potevano valere;
  3. sempre se è vero quanto sopra, allora ecco il senso dello striscione dei giocatori in foto, prima della incredibile vittoria ad Agrigento ottenuta a penalizzazione inflitta e con uno straniero in meno: la fidejussione è prevista a nostra tutela, tu FIP per tutelarci dovevi controllare prima che noi firmassimo i contratti, facessimo squadra e scalassimo il campionato, se controlli ora e ci penalizzi ci stai punendo due volte, la prima perché ci hai messo a rischio nei confronti di una società forse non sana, la seconda perché a fine stagione, con la società che invece ha sempre fatto il suo dovere dimostrandosi sana, anziché accettare i soldi del presidente a proteggerci in questo scorcio di campionato, hai preferito vanificare tutto il nostro lavoro, falsando tu, si tu e adesso, il campionato (mò voglio vedere che fa Napoli ai playout, una squadra che ha racimolato 3 vittorie in tutta la stagione, e che spero che a Reggio domenica venga sepolta da almeno 50 punti di scarto davanti a 9mila spettatori del Pentimele pieno);
  4. infine, se è vero che la norma che prevede la fidejussione è a tutela dei tesserati, l'unica cosa sensata che potrebbero fare Federazione e/o Lega, proprio perché le realtà del sud non siano penalizzate rispetto a quelle in cui si trovano facilmente non solo le fidejussioni, ma anche gli sponsor principali e soprattutto secondari a frotte, e quindi i tesserati siano tutelati allo stesso modo a tutte le latitudini, sarebbe stipulare una convenzione con uno o più istituti cui le società possono rivolgersi se non riescono a reperire diversamente la fidejussione prevista - com'è che non è venuto in mente a nessuno, se davvero la tutela dei tesserati è la loro principale preoccupazione?

La storia: uno spettro dietro l'altro

Dire che ci siamo abituati è poco, le vicissitudini drammatiche (sempre più presenti ovunque nel basket nostrano) nella storia della Viola Reggio Calabria non si contano. Vado a memoria, ma un po' mi ha aiutato Marrari, signorone che per questa vicenda ha restituito la tessera FIP.
  • 1983, siamo appena promossi per la prima volta in a2, ma non abbiamo un palazzetto regolamentare, ci iscriviamo come Banca Popolare Catanzaro, riusciamo a completare il Botteghelle (un prefabbricato di 3500 posti dove entravamo in 5mila) in meno di un mese, ma per i primi turni del campionato la Domenica Sportiva continua a chiamarci così;
  • 1986, ultima giornata. Siamo alla prima stagione di A1, retrocedono 4 squadre. Noi vinciamo la nostra in casa, protagonista un ventenne padovano che grazie a un crescendo di prestazioni viene convocato in nazionale (riserva a casa, purtroppo), Brescia, nostra concorrente diretta, in quel momento sta perdendo di 7 con Varese, a circa un minuto dal termine: portiamo in trionfo la squadra e il presidente, siamo salvi! Ma Brescia fa 8 punti in un amen, e risale a pari punti con noi, retrocediamo noi perchè negli sconti diretti Brescia prevale: lì avevamo perso di 2, a Reggio vinto di 1. A ulteriore beffa, nella partita di Reggio, Brescia aveva giocato un tratto di partita in 6 contro 5, col pubblico che assordava arbitri e tavolo ignari della situazione: che ne sai, magari mezzo canestro in più l'avremmo fatto, giocando pari. A tragica chiusura finale, pochi giorni dopo la riserva a casa, tornando a casa per vedersi Italia-Francia di calcio, precipita da un muretto e muore, Massimo Mazzetto si chiamava, e si chiama oggi la palestra dove si allena la squadra;
  • 1993, playoff scudetto, contro Treviso. La squadra è di prim'ordine, con un solo problema: gli stipendi in dollari, nell'estate della svalutazione per l'uscita dallo SME, sono lievitati. Ma c'è uno sponsor serio, Panasonic, e un impianto da 9000 posti sempre pieno, se vengono i risultati rientreremo. Senza infortuni, avremmo chiuso in testa la stagione regolare: prima che si assentassero Garrett e Volkov eravamo secondi, ma chiudiamo lo stesso sesti, il che significa che ai quarti abbiamo Treviso, forse la più tosta, con l'ultima li, ma intanto gli stranieri sono rientrati e ce la giocheremo. E infatti ce la giochiamo, all'ultimo secondo Garrett schiaccia, gli arbitri dichiarano fuori tempo massimo un canestro tempestivissimo, se avessimo vinto in semifinale avremmo avuto Pesaro che quell'anno avevamo maltrattato sia all'andata che al ritorno. Con uno scudetto forse avremmo ammortizzato il contraccolpo economico di cui sopra, che farà sentire i suoi effetti qualche anno dopo;
  • 1997, il primo fallimento. I tentativi di far fronte ai costi cresciuti in una situazione di crisi che al Sud si sente ancora di più portano la società a svenarsi, quando il presidente Scambia viene indagato per mafia, e i travasi a favore della Viola interpretati come distrazioni a uso personale, portano presto alla pronuncia fatale. La storia sportiva continua grazie all'immediato interessamento di Santo Versace, che fonda una nuova società che rileva "al volo" il titolo sportivo. Ma le accuse di mafia si dimostreranno infondate, e il fallimento sarà prima annullato nel 2008, poi riconfermato nel 2016 ma solo per una questione di termini di presentazione di documenti (i dettagli per i pignoli sono qui, la storia una volta conclusa è stata raccontata in un film): la storia senza l'accanimento che già allora si stava dimostrando cronico avrebbe potuto avere altro svolgimento, senza nulla togliere alla NBV di Versace e Angelucci che tra l'altro ci portò un certo Manuel Ginobili (dominio in a2 e subito playoff in a1, usciti ai quarti contro Bologna solo per l'infortunio del play argentino Montecchia - 4 decimi dell'Argentina oro olimpico erano fioriti a Reggio);
  • 2001, la vicenda Barbaro. La squadra viene da anni di successi, ma la proprietà non può resistere alle sontuose offerte di acquisto di un nuovo gruppo. Che forte di uno sponsor che dice enorme firma il ritorno di Recalcati coach, e una serie di stelle tra cui l'allora ai vertici Carlton Myers. Poi, vicino ferragosto, un silenzio assordante lascia trapelare pian piano una realtà tragica: lo sponsor si è dato, il presidente intende onorare i contratti di tasca intanto che ne trova un altro (è sicuro di farlo, il Pentimele ai tempi fa 9mila spettatori fissi, la metà sono già abbonati e sognano lo scudetto), i familiari lo fanno interdire, i tesserati pretendono i pagamenti dalla vecchia proprietà. Quando tutto sembra perduto, e le pendenze risolte tra generosità lodi e rate, arriva una nuova proprietà. Ma non ci sono giocatori, e il campionato è domani. Vengono contrattualizzati dieci peones a gettone sulla strada per Roma, si perde 114-48, poi mentre la squadra si costruisce si perdono altre 12 partite di fila. Ma a fine anno si sfiorano i playoff;
  • 2003, ancora Treviso. La Viola di Silipo con coach Lardo era anch'essa una squadra fortissima. Ai playoff sbanca Treviso e poi si porta sul due a zero, perde la terza in trasferta e si gioca il match point per le semifinali scudetto in casa, davanti a oltre 10mila tifosi. A un respiro dal termine si è avanti di 7, il pubblico fa festa. Edney e gli arbitri fanno un parziale di 8-0 che ci estromette. Di nuovo, quello scudetto che forse avrebbe garantito il rientro dagli investimenti svanisce. Si abbassano le pretese, si vivacchia per qualche anno, il ripescaggio per fallimento altrui ci dà l'ultima a1, poi, dopo una dignitosa a2 con coach De Raffaele, uno che oggi vince scudetti, si fallisce di nuovo. E' il 2007.
Due anni dopo inizia l'era Muscolino. A Gioia Tauro gestiva la compagine locale, gli viene voglia di scalare la Viola, nel frattempo rinata per l'iniziativa di alcuni appassionati che però non hanno potenziale economico. Leggete la sua lettera aperta di oggi, con cui dichiara di mollare anche in caso gli ulteriori gradi di giudizio ci dessero ragione. Non sto qui a difendere una persona che non conosco. Difendo quello che ha fatto, riportando la squadra del cuore, mia e di migliaia di reggini in giro per il mondo, dalla b2 ai playoff per tornare in a1. Non so se guadagnandoci o rimettendoci personalmente, anche se temo la seconda, ma non è questo il punto. Ha commesso degli errori, è giusto che paghi, se saranno dimostrati da tutti i gradi della giustizia. Ma infliggere una penalizzazione così severa alla squadra, tale da vanificare 8 anni di sforzi ed equilibrismi in una realtà economica che più depressa non si può, per una questione che nulla c'entra col merito sportivo, è una cosa mai vista, un rigore che se fosse stato applicato in passato oggi tre quarti delle squadre di calcio professionistiche non esisterebbero più (se mi metto a fare esempi ci vuole un altro post lungo così, pensate solo alle fatture false e alle finte compravendite di giocatori, per non parlare dei bilanci fasulli e dei debiti fiscali, e l'elenco fatelo voi), e se oggi facesse giurisprudenza nel giro di dieci anni possiamo chiudere con il basket professionistico in Italia. Ma tranquilli, lo fanno oggi a Reggio Calabria, poi alle vostre squadrette del cavolo le lasciano in pace, potete stare tranquilli a belare, perché pecore siete altrimenti almeno una voce fuori dal coro si sarebbe sentita, a difenderci.

Il futuro: qui non si muore mai

Però, mi dispiace per voi, non finisce qui. Se qualcuno rileva la squadra ripartiamo dalla B, se no prima o dopo di nuovo dai dilettanti, e a suon di trasferte dove il nostro pubblico surclassa quello di casa (come quest'anno a Roma, due volte, una cosa da brividi, che ho vissuto personalmente molte volte ed è successa tantissime altre,  a tutte le latitudini e in tutte le serie) prima o poi una squadra neroarancio che si chiama Viola arriverà a mettere le mani su quello scudetto che gli spetta di diritto. Come quello che avete rubato alla squadra di pallavolo femminile, scucito dalle maglie per un'altra trappola che vi racconto un'altra volta. Perché qui non si muore mai. E voi, voi tutti, chi ha commesso il delitto e chi ne gioisce, siete solo quelli del titolo...

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